mercoledì 18 giugno 2008

ADDIO SERGENTE


Addio Sergente, voglio porgerti l'estremo saluto, tu che hai saputo raccontare la tragedia umana della ritirata di Russia in una forma narrativa unica e inarrivabile.
Noi dobbiamo esserti perennemente grati per averci fatto partecipi di quei tristi ricordi e ti dobbiamo infinito onore e memoria.

Asiago, 1921-2008

Nell’estrema naturalezza del suo ciclo vitale, Mario Rigoni Stern era, è, continuo, circolare, infinito. Prosegue il viaggio, solcando lande d’un rosa bigio, preannuncianti lo stupore delle aurore slave. Ma Mario era, è, soprattutto tundra, inverno, come ha notato Paolo Rumiz su “Repubblica”. L’ultima volta che l’ha visto, stringendo la sua mano ancor salda e scabra, ha avuto la percezione che stesse tramutandosi in bosco. Muschio, guazza, foglie bagnate, frulli di passeri, frugalità di camini accesi, questo e molto altro è stato Mario. La sua elementarità spaziale aveva un sentore cosmico. Una vicinanza biblica con la terra, permeata da un misterioso Tao. Mario era restituzione, senso della precarietà e roccia verso l’orizzonte. Saperlo lì, nel suo Veneto rorido di cielo, confortava. Dava la certezza del compattarsi del tempo, della regolarità del vivere, della rappacificazione col creato.

Bambini, il suo “Sergente nella neve” ci aveva scaldato lacrime affettuose. Cinquant’anni dopo la prima edizione, eccolo in scena, nel grandioso affresco corale di Marco Paolini. Ma se in Marco gli occhi piovono di ariosità ruzantiane, in Mario tutto era come trattenuto, raccolto, silente. Non un fiato di troppo. Stagioni. Solo quelle, il suo punto d’arrivo. La sua quinta stagione, quella umana, è terminata due giorni fa. Ma il viaggio prosegue. Perché Mario ha raggiunto l’albero, la pietra, la festuca. Si è eternato evolvendo; e la morte non è, per lui, spegnimento, ma transustanziazione.

Sì, finché è stato uomo, Mario stava in simbiosi con la neve, i ciocchi, i rossori gelati. Eppure stamane, quando finalmente il sole è ricomparso dopo giorni autunnali, era come se la terra ringraziasse l’umano divenuto seme, senza il quale nulla sussisterebbe. E lo ha riaccolto nel grembo dal quale tutti usciamo, ma di cui egli solo aveva consapevolezza, con l’antico e semplice saluto: “Bentornato, Mario”.


E' morto Mario Rigoni Stern
cantò la tragica ritirata in Russia

"Il sergente nella neve" è la sua opera più nota: frutto della terribile
esperienza personale durante il dramma degli alpini mandati a morire in Siberia


E' morto Mario Rigoni Stern cantò la tragica ritirata in Russia

Mario Rigoni Stern

ASIAGO (VICENZA) - Lo scrittore Mario Rigoni Stern è morto ad Asiago, all'età di 86 anni. Malato da tempo, è mancato ieri sera. I funerali si sono svolti oggi, in forma strettamente privata, nella piccola chiesa del centro dell'altopiano. C'erano la moglie Anna, i tre figli con i due nipoti ed il fratello Aldo dietro la bara, Nella cappella non più di 10 persone. Nessuna autorità e nemmeno amici del celebre autore autore del 'Sergente nella neve'.

Mario Rigoni Stern ha scritto pagine indimenticabili sulle sue montagne che amava e conosceva profondamente (Il bosco degli urogalli, Storia di Tonle, Le stagioni di Giacomo...) e ha raccontato in uno dei romanzi più letti del secolo scorso, la tragica ritirata degli italiani in Russia. "Il sergente nella neve", tradotto in diverse lingue e utilizzato in tutte le scuole italiane come testo di lettura, è una storia straordinaria frutto dell'esperienza personale dell'autore che partecipò alla campagna di Russia e riuscì a tornare vivo.

"Era uno scrittore grandissimo aveva la grandezza che hanno i solitari". E' il primo commento di Ferdinando Camon, collega e amico di Rigoni Stern: "Quando sono stato presidente del Pen Club italiano - ricorda - è stato il primo italiano che ho candidato al Nobel: era uno scrittore classico, dalla visione lucida e dalla scrittura semplice ma potente; aveva carisma anche come uomo. Aveva un carattere buono e mite - rileva - se ne fregava dei convegni e delle società letterarie".

Rigoni Stern era nato ad Asiago il primo novembre del 1921. L'infanzia trascorsa nelle malghe dell'Altipiano, tra la gente di montagna, a contatto con i pastori, lui, Mario, una famiglia numerosa e di tradizione commerciale. Alpino, per scelta quando si arruola volontario alla scuola militaree di Aosta e la guerra non è all'orizzonte, viene chiamato alle armi nel '39 e la sua vita cambia per sempre. Impegnato nel fronte albanese, poi in quello russo, sperimenta la tragedia della ritirata, dell'abbondanono e della morte nella gelida neve e poi della deportazione.

Ritorna, dopo due anni di lager, nel '45 all'Altipiano, e comincia a riversare nella scrittura la tragedia che ha vissuto in prima persona. 'Il sergente nella neve' lo pubblica grazie ad Elio Vittorini che lo segnala ad Einaudi. Negli anni '60 arrivera' poi 'I recuperanti' sceneggiatura per il film di Ermanno Olmi. Ma è lungo il silenzio tra 'sergente' e le altre opere. I racconti naturalistici de 'Il bosco degli urogalli' arrivano nel 1962. Tanti poi i suoi lavori e i suoi scritti apprezzati da critica e pubblico. Ancora, sui ricordi del fronte, nel 2000, insieme all'allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, cura il volume '1915-1918 La guerra sugli altipiani'.

"Il sergente nella neve", è stato nell'ottobre scorso un grande successo televisivo attraverso la piece "Il sergente" di Marco Paolini. Paolini interpretò la tragica avventura bellica di Rigoni Stern in diretta tv (La7, senza interruzioni pubblicitarie) dalla cava Arcari di Zovoncedo (Vicenza), sui Colli Berici, ipnotizzò la platea televisiva con 1 milione 200 mila spettatori e il 6 di share.

Paolini aveva già raccolto 1200 persone sull'Adamello per la stessa interpretazione, questa volta nello scenario delle Alpi, presenti molti alpini reduci della guerra che in commosso assoluto silenzio seguirono quella storia di uomini mandati allo sbaraglio con armi e vestiti inadeguati e cibo scarso, un lacerante inno contro la guerra ancora più forte perchè scritto da un ex soldato.

(17 giugno 2008)

giovedì 12 giugno 2008



NUOVO INCONTRO 12/07/2008

Siete pronti a ritrovarci di nuovo per il prossimo 12 luglio ?
Vi aspettiamo tutti quanti, compreso quelli che la volta precedente per impegni già presi non hanno potuto partecipare.
Sono ormai passati 26 anni dal fatidico 108° corso AUC del 1982, tante cose sono accadute nel frattempo, tutti noi siamo cambiati fisicamente ed interiormente ma credo che la voglia di poterci rivedere sia molta e che possa far annullare altri impegni o la ritrosia del nostro carattere.
Per gli altri aspetti organizzativi Vi verrà comunicato per i primi di luglio il luogo e l'orario dell'incontro.
Arrivederci a presto a tutti quanti.

Botteon Gianpietro